Il cuore, è risaputo, coltiva ragioni che la ragione spesso non frequenta. Inutile perciò domandarsi per quale motivo sia così complicato indovinare i sintomi e curar gli effetti della curiosa malattia che abbiamo convenuto di chiamare amicizia. Non la si può addomesticare, non si scende a patti con lei, che allo stesso modo dell’amore non negozia. Sergio e Cesare si conoscono quando ancora sono poco più che bambini. Sfiorano la rissa al primo incontro, giacché la regola dei patti chiari disciplina i rapporti veri.
Cosa tiene insieme il futuro principe degli investimenti finanziari e il seminarista destinato ad un avventuroso percorso ecclesiastico? Può davvero un pallone di cuoio trasformarsi nella stella luminosa attorno alla quale le stagioni di entrambi si ritroveranno a ruotare?
Nulla più sorprende ed ogni meraviglia potrà rivelarsi se quella sfera, gonfia più di storia che d’aria ed impregnata di poesia, reca la dedica affettuosa e l’autografo di un astro nascente del calcio, l’eroe che in un torrido pomeriggio d’un luglio leggendario annichilirà il Brasile più forte di sempre.
Al campione dal sorriso gentile capiterà di scoprirsi contagiato dallo stesso virus prodigioso che già ha legato per la vita i due ragazzi. Con i quali condividerà momenti che troppo scontato sarebbe definire frutto di casualità. Perché, come la saggezza della nonna continua a ricordare a Sergio, le coincidenze null’altro sono se non il modo che Dio utilizza per intervenire nelle cose umane rimanendosene nascosto. Forse i miracoli non accadevano solo ai tempi di Gesù.
